GHOST HORSE

Sabato 27 aprile ore 22.00
GHOST HORSE

https://youtu.be/CO7H48SMgS8?si=NUZDrKRHxakKNVNq
https://www.ursss.com/2024/02/ghost-horse/
https://youtu.be/QtcNGJOZgYw?si=lggSqmrRDU0vTX-Q
Apertura porte ore 21:00 – Inizio concerto ore 22:00
ingresso 12e (under 25 ingresso 8e) con tessera arci
Domanda iscrizione: https://portale.arci.it/preadesione/raindogs/ Biglietti On Line

Una miscela di jazz e sperimentazione, creatività e improvvisazione che, a livello puramente inconscio, potrebbe rapire senza via di ritorno gli appassionati di Fire! e Fire! Orchestra, di Sons Of Kemet, Jaga Jazzist o Makaya McCraven.

A partire da un ricco humus di poliritmie latine e africane, Ghost Horse tesse un ecosistema misterioso che digerisce, scompone e riassembla elementi di free jazz, hip hop, blues e loop music. Il risultato è affascinante, ma velatamente minaccioso: qualcosa che pulsa e respira con le forze viscerali della natura che riprende possesso di setting abbandonati. Il Bene Comune è il secondo album di studio dei Ghost Horse e fa seguito al disco d’esordio Trojan del 2019, apprezzato sopratutto in Italia e negli Stati Uniti.

Ghost Horse è un collettivo avant-jazz composto da Dan Kinzelman (sassofoni, clarinetto basso), Filippo Vignato (trombone), Glauco Benedetti (tuba, eufonio, tromba tascabile, flicorno), Gabrio Baldacci (chitarra baritono), Joe Rehmer (basso) e Stefano Tamborrino (batteria). Ghost Horse è l’espansione sotto forma di sestetto del trio Hobby Horse, trio costituito da Kinzelman, Rehmer e Tamborrino, che nell’ultimo decennio si è inserito all’interno di un rinnovamento creativo della scena jazz italiana e ha ricevuto riconoscimenti a livello mondiale.

A detta dei diretti interessati: “Il jazz per noi è un approccio, non è né un genere specifico né uno stile. Ci interessa mettere in dialogo fra loro linguaggi e culture musicali differenti, lasciando ampio spazio al rischio e all’imprevedibilità. Ci sentiamo uniti dalla volontà di esplorare soluzioni musicali atipiche e poco accomodanti, cercando di mettere in discussione i ruoli tradizionali dei vari elementi in gioco, sia che si tratti del ruolo dei musicisti o degli strumenti all’interno dell’organico specifico, sia che si tratti dell’utilizzo e del montaggio di varie influenze o usanze sonore“.